Uno zaino sempre pronto



La, la, la. Questa era la frase con cui iniziavo ogni discorso quando ero piccolo. Ora sono grande, cioè da stamattina perché oggi è il mio compleanno. Oggi compio 10 anni e sono diventato grande, quindi non devo più iniziare ogni frase con la, la, la. Il problema che non ho ancora provato e ho paura a farlo. Ho paura che nulla sia cambiato.

La signorina Laura che viene a farmi fare i compiti mi ha detto che dopo i dieci anni non si balbetta più ma io non so se crederci. Comunque ora mi metto davanti allo specchio e provo.

- La macchina va veloce! –

Caro diario mi sa proprio che funziona! Aveva ragione la signorina Laura, sono proprio diventato grande.

Non ho sempre balbettato. Mi ricordo che quando mamma e papà erano ancora con me non sapevo neanche cosa volesse dire balbettare ma non voglio pensare a queste cose perché se no mi viene da piangere. Non pensare male però, mamma e papà non sono mica morti, solo che li vedo proprio poco. La mamma è sempre via per lavoro mentre papà è sempre via al lavoro, quindi io sto con la zia Marta che non è proprio una zia ma è come se lo fosse. Mi piace la zia Marta e anche lo zio Ugo anche se mi fa un po’ paura perché è molto severo con me.

L’ultima volta che ho visto la mamma è stato a Natale dello scorso anno, poi è partita per andare all’estero, credo in posto che si chiama Nuova Zebranda o qualcosa del genere, forse perché sarà pieno di zebre. Mi piacerebbe andarci ma mi hanno detto che è molto lontano. Forse lo chiederò a Babbo Natale nella lettera, forse lui mi ci potrà portare, tanto deve andarci per portare i regali ai bimbi che vivono la.

Il mio papà invece vive ancora qui in paese ma vedo poco anche lui perché, poverino, deve sempre lavorare. Esce alla mattina presto e torna alla sera tardi e quindi non può occuparsi di me. I pochi attimi di libertà li trascorre con gli amici così si rilassa un po’. La zia Marta non lo può vedere, questo l’ho capito anche se lei non mi ha detto niente. Certe volte l’ho sentita parlare con lo zio senza che loro sapessero che io ero li e quello che dicevano non mi è proprio piaciuto. Dicevano che il mio papà era un perdi giorno e uno scansa fatiche perché passa tutto il tempo con gli amici. Ma cosa ne sanno loro? Lui mi dice sempre che lavora tutto il giorno e fa anche un lavoro faticoso per pochi soldi, questo mi dice e io ci credo perché quando lo vedo sembra sempre arrabbiato.

La zia Marta credo mi voglia molto bene anche se qualche volta mi urla contro tanto che mi fa alzare i capelli. Si arrabbia molto quando faccio i compiti, non perché li faccio, intendiamoci, ma perché secondo lei li faccio male. Lei dice che non mi concentro. Non mi piace fare i compiti e non mi piace la scuola, questa è la verità ma a lei non posso dirlo. Non posso dirle che il momento dei compiti è il peggior momento della giornata, quasi peggio di quando devo alzarmi per andare a scuola. Odio la grammatica, odio la matematica, odio leggere, insomma odio tutto quello che è legato alla scuola e ai maestri ma tutto questo a lei non posso dirlo, mi darebbe un castigo che durerebbe un mese. Però da quando sono a casa sua faccio tante cose che non ho mai fatto, come andare in bicicletta, andare a giocare a pallone nella squadra dell’oratorio e andare in vacanza.

La prima estate in cui mi sono trasferito in questa casa, lo zio Ugo mi ha detto: “Dove ti piacerebbe andare, in montagna o la mare?” Io non ero mai stato ne in un posto ne nell’altro, quindi ho scelto quello più corto “a-al m-m-mare!” ho risposto. E’ stato bellissimo con tutte quelle luci di sera e la musica che usciva da tutte le parti. Il mare, cioè l’acqua non il posto, mi ha fatto paura. Loro volevano che facessi il bagno. “Non scherziamo” ho detto, “ io in quella massa d’acqua non ci entrerò mai” e invece ci sono entrato e mi è piaciuto tantissimo. Mi mettevo seduto sulla spiaggia dove l’onda si rompe e mi facevo cullare dal movimento. Se l’onda era forte io urlavo come un matto, più era forte e più urlavo. Un giorno che c’era il mare mosso sono andato a casa senza voce. Il mio papà mi ha promesso che mi porterà anche lui al mare quando potrà: non vedo l’ora.

Al ritorno delle vacanze avrei voluto partire ancora, magari per andare in montagna che anche quella non l’avevo mai vista e invece sono dovuto tornare a scuola. Che tristezza!


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